domenica 13 luglio 2014

Flannery O'Connor: il diavolo e la grazia

“Flannery O’Connor era un genio”. È scritto sulla quarta di copertina a firma “The New York Times Book Review” del libro “Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere” edito da Minimum Fax. Non potrei definirla in altra maniera. Con le idee ben chiare in testa va dritto al punto: come si impara a scrivere. Il libro raccoglie una serie di interviste, trascrizioni di conferenze e parti di lettere della O’Connor, ma questo non impedisce di trovare un filo conduttore netto e illuminante. Tanto per cominciare si parte da un’osservazione così semplice che sfiora l’ovvietà: è impossibile impressionare il lettore con delle astrazioni e perciò è indispensabile utilizzare i sensi per riprodurre con concretezza la realtà. Contorto? Sì, è colpa mia, la O’Connor lo spiega trilioni di volte meglio. 
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Per scrivere è necessario usare i sensi e fra tutti il più importante è la vista. Quindi no assoluto alle astrazioni, zero turbamenti impalpabili dell’animo, tabula rasa di tutto quanto non sia concreto. Solo così sarà possibile coinvolgere il lettore e tenerlo lì appiccicato alla nostra storia.
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La O'Connor osserva che un errore comune a molti scrittori alle prime armi è proprio quello di non utilizzare particolari concreti e di perdersi piuttosto nella descrizione astratta delle emozioni. Così non funziona. Solo mostrando la scena al lettore, descrivendola tramite i sensi sarà possibile suscitare emozioni in chi legge. Si parte dalla scena concreta e poi da lì il lettore ci arriva da solo, non ha bisogno di essere tenuto per mano dallo scrittore e di finire sommerso dal mare di turbamenti di quest'ultimo. Da ciò consegue che l'autore “scompare”.
Come si fa?
Imparando a scrivere usando i propri sensi, in primo luogo la vista. 

Lo scrittore di narrativa deve rendersi conto che non è possibile suscitare la compassione con la compassione, l'emozione con l'emozione, o i pensieri con i pensieri. A tutte queste cose bisogna dar corpo, creare un mondo dotato di peso e di spessore. 
Ho notato che i racconti dei principianti sono solitamente infarciti di emozioni, ma di chi siano queste emozioni spesso è difficile determinare
da "Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere" di Flannery O'Connor.

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La O’Connor era cattolica e non ne fa un mistero. Lo dice spesso. Rileggendo i suoi racconti lei stessa constata che l'argomento della sua narrativa è “l'azione della grazia in un territorio occupato in gran parte dal diavolo”, ovvero parlano del “male” e della possibilità che viene data all'uomo di cambiare (irruzione della grazia).

A me non importa che fosse cattolica, buddista, atea o animista, a me importa di cosa pensasse in tema di scrittura e lì mi sembra che ci sia poco da discutere: conosceva la materia e sapeva quel che diceva.
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Bè, io ci ho provato a carpire qualche segreto a Flannery O'Connor e ho riassunto quanto mi è sembrato più importante in uno schemino, che spero possa essere utile anche ad altri. Ovviamente vale sempre la precauzione che queste sono solo mie umili ed inesperte considerazioni.

Eccolo qua.

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"Un racconto è riuscito se dentro ci puoi sempre vedere qualcosa di più, se continua a sfuggirti di mano. Nella narrativa, due più due non fa sempre quattro" Flannery O'Connor 

"A parer mio quasi tutti sanno cos'è una storia, fino a che non si siedono a scriverne una" Flannery O'Connor

Buono studio a tutti!
Vanilla

Bibliografia e approfondimenti:
F. O'Connor “Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere” minimum fax, 2010
Flannery O'Connor sulla New Georgia Encyclopedia, con un'interessante biografia e bibliografia

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