domenica 6 luglio 2014

Scrivere e vivere: ci si campa con la scrittura?


Un po' di tempo fa ho frequentato un micro corso di scrittura creativa durante il quale sono emerse due teorie in apparente contraddizione. C'era chi diceva che oggigiorno è quasi impossibile vivere di sola scrittura e chi invece sosteneva che è possibilissimo anche senza essere degli autori di best sellers. In realtà c'è un equivoco di base. Chi sosteneva la teoria del “è possibile” comprendeva nel lavoro dello scrittore anche una serie di mestieri collaterali diversi dal puro “scrivere”, come ad esempio tenere corsi di scrittura creativa, fare l'editor o il consulente per case editrici e via discorrendo. Questo ha a che fare con il mondo della scrittura ma è qualcosa di diverso dal “solo” scrivere un romanzo e aspettare.

macchina da scrivere vanillasnotes

C'è da dire che questo può sembrare un po' un imbrogliare le carte, perché “tenere un corso di scrittura creativa” non sarà come scrivere un romanzo, ma è cosa ben diversa dal doversi mantenere facendo il cameriere o i turni di notte in fabbrica.

Mi è venuto in mente allora che sono parecchi gli esempi di scrittori anche molto famosi, che non erano/sono solo scrittori, ma facevano/fanno anche dell’altro per sopravvivere (alcuni solo all’inizio della carriera, altri continuano tutt’oggi a svolgere più lavori). Il motivo più ovvio e frequente è che solo di scrittura pura non si campa facilmente.

Anche se un po’ datato, è interessante leggere questo articolo di Loredana Lipperini perché dà un’idea "dell'ordine di grandezza" e forse ci si può rendere conto meglio di quanta fatica fisica e mentale implichi la passione per la scrittura.

Anche Raymond Carver ha qualcosa da dire in proposito.

Secondo me troppo spesso la gente va in cerca del colpo grosso. È convinta che se si scrive un romanzo, si diventa subito ricchi e famosi. Ma in realtà la maggior parte dei romanzieri professionisti non guadagnano molto. Ho un amico che ha pubblicato tre romanzi, tutti ben accolti dalla critica. Ha guadagnato un totale di ottomila dollari, e su quei romanzi di ha lavorato otto anni. In fin dei conti, non è certo un gran guadagno. Ecco perché la maggior parte degli scrittori seri sono costretti a fare un altro mestiere per guadagnarsi da vivere – che si tratti di insegnare o di fare il vicepresidente di una compagnia di assicurazioni, oppure lavorare sei mesi all'anno come taglialegna per passare il resto del tempo a scrivere. […] Per troppi anni mi sono dovuto preoccupare di come avrei fatto a pagare l'affitto il mese prossimo o di cosa sarebbe successo se i miei figli si fossero ammalati. Non avevo mica un'assicurazione che coprisse le spese mediche o dentistiche. Avevano bisogno di bici. Ogni settembre avevano bisogno dei vestiti nuovi per tornare a scuola. Un'esistenza così, alla giornata, è molto logorante. Non è affatto un bel modo di vivere.
da Raymond Carver “Niente trucchi da quattro soldi. Consigli per scrivere onestamente” Miminum fax 2002.
legna vanillasnotes

Senza voler essere esaustiva, ecco qua cosa ho scoperto sul conto di alcuni scrittori.

Raymond Carver: i lavori li ha fatti tutti, specialmente quelli (come dice lui) più schifosi. Ha lavorato in una segheria, poi ha fatto il bidello, il postino, l'insegnante, il bibliotecario, il raccoglitore di tulipani, il guardiano notturno in un ospedale, il fattorino, l'addetto a un distributore di benzina, lo spazzino, l'ambulante e molto altro.

John Steinbeck: apprendista imbianchino, operaio agricolo, gestore di un allevamento di pesci sul lago Tahoe.

Franz Kafka: assicuratore.

Italo Svevo: lavorava per suo suocero che aveva un’azienda di vernici.

Stephen King: bidello.

James Joyce: insegnante, cantante e pianista.

Fabbro Vanillasnotes

Vladimir Nabokov: entomologo.

J.D. Salinger: responsabile dell’animazione su un transatlantico svedese di lusso.

Haruki Murakami: commesso in un negozio di dischi e poi gestore assieme alla moglie di una caffetteria-jazz bar.

Kurt Vonnegut: titolare di una concessionaria Saab.

Jack Kerouac: benzinaio, raccoglitore di cotone, guardiano notturno, lavapiatti e molti altri.

Michela Murgia: cameriera, insegnante di religione, operatrice fiscale, impiegata amministrativa, grafico, telefonista e portiere di notte.

Joseph Heller: apprendista fabbro, fattorino, archivista.

Bibliotecario Vanillasnotes


Harper Lee: addetta alle prenotazioni per la Eastern Airlines.

T.S. Eliot: impiegato di banca.

Lewis Carroll: insegnante, matematico, inventore.

Herman Melville: qualsiasi lavoro pur di pagare i conti, lettore, insegnante, ispettore della dogana, mozzo, assistente di cabina su una nave da crociera.

William Faulkner: postino.

John Grisham: idraulico, operaio autostradale, avvocato.

Charlotte Brontë: istitutrice mal pagata.

J.K. Rowling: sbarcava il lunario. Ha fatto l’insegnante di inglese in Portogallo.

Jack London: pescatore clandestino di ostriche, strillone di giornali, cacciatore di foche, corrispondente di guerra, cercatore d’oro nel Klondike, assicuratore, lavandaio, pugile, coltivatore.

William S. Burroughs: barista, disinfestatore di insetti.

Insegnante Vanillasnotes

Cristiano Cavina: muratore, portalettere, pizzaiolo (tuttora ama definirsi così).

Giorgio Scerbanenco: operaio, guidatore di ambulanze, correttore di bozze, redattore, titolare di una rubrica di "posta del cuore". 

Charles Dickens: operaio in una fabbrica di lucido da scarpe, giornalista, praticante in uno studio di avvocati.

Giulio Mozzi: addetto ufficio stampa, fattorino-magazziniere, insegnante di corsi e laboratori di scrittura e narrazione, consulente per la narrativa italiana, editore di una casa editrice in rete.

Richard Wright: lavapiatti, fattorino, lavoratore in un'azienda di ottica, impiegato in un ufficio postale, addetto agli animali da laboratorio, assicuratore e molti altri.

A questo punto... buon lavoro a tutti!
Vanilla

Bibliografia e approfondimenti:
L. Lipperini "Il reddito dello scrittore", 2010

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