martedì 7 aprile 2015

Scrivi di ciò che conosci...ma la mia vita non è avventurosa come quella di Hemingway!

Già. E questo è un fatto. Scrivere di ciò che si conosce implica scrivere di qualcosa che ci sta attorno e dato che la mia vita è abbastanza sull’uniforme, non ho molta speranza di riuscire a catturare l’attenzione del lettore.  Non ci sono assassini per la strada (almeno finora...e spero che continui così), la casa del vicino non è abitata da extraterrestri e nel percorso casa-lavoro il climax corrisponde all’attraversamento in bicicletta della strada dietro alla piazza: al massimo mi può capitare di avvertire il motore ruggente dell’auto dietro a me che aspetta impaziente. Ecco, niente di emozionante. Ma allora perché dovrei scrivere di qualcosa che conosco? A nessuno interessa sapere che ho impiegato dieci minuti in più ad uscire di casa perchè il gatto mi ha vomitato sul tappeto.
Foto di bicicletta su vanillasnotes
Intanto penso che anche descrivere “amenità” come questa sia un utile esercizio: se si riesce a rendere interessante qualcosa di così ordinario, si è di sicuro sulla buona strada. Rendere “straordinario” l’ordinario non è affatto semplice. Scrivere di ciò che conosciamo ha a che fare con la capacità di riuscire a cogliere le migliaia di storie che ci stanno attorno. Si possono scrivere interi romanzi partendo da un qualcosa di apparentemente banale che ci è capitato o abbiamo osservato, come ad esempio un insetto che svolazza attorno ai fiori del balcone, o l’auto parcheggiata storta sotto casa nostra, o il cane del vicino che non abbaia più, o la vecchia cabina del telefono al di là della strada. 
Foto di cabine del telefono su vanillasnotes

E in questo Carver era un vero e proprio maestro e proprio uno dei suoi bellissimi cameo parla di una cabina del telefono: The phone booth
Non so se abbia descritto una scena che aveva proprio visto o vissuto, ma anche se fosse una scena totalmente inventata, sembra reale, ce l’abbiamo proprio lì davanti agli occhi: era qualcosa che lui conosceva bene. Perché "conoscere bene" significa "vederlo bene" e quindi poterlo descrivere bene, con precisione, senza giri di parole che il lettore scopre subito.

Nessun commento:

Posta un commento