martedì 7 aprile 2015

Scrivi di ciò che conosci...ma la mia vita non è avventurosa come quella di Hemingway!

Già. E questo è un fatto. Scrivere di ciò che si conosce implica scrivere di qualcosa che ci sta attorno e dato che la mia vita è abbastanza sull’uniforme, non ho molta speranza di riuscire a catturare l’attenzione del lettore.  Non ci sono assassini per la strada (almeno finora...e spero che continui così), la casa del vicino non è abitata da extraterrestri e nel percorso casa-lavoro il climax corrisponde all’attraversamento in bicicletta della strada dietro alla piazza: al massimo mi può capitare di avvertire il motore ruggente dell’auto dietro a me che aspetta impaziente. Ecco, niente di emozionante. Ma allora perché dovrei scrivere di qualcosa che conosco? A nessuno interessa sapere che ho impiegato dieci minuti in più ad uscire di casa perchè il gatto mi ha vomitato sul tappeto.
Foto di bicicletta su vanillasnotes

sabato 7 marzo 2015

Il dialogo - Parte 1

Oggi voglio buttare giù due appunti su di un argomento per me ostico: il dialogo. Come si costruisce un buon dialogo? Intanto bisognerebbe capire quali sono i buoni dialoghi.
Vediamo un po’.

Dialogo: brano 1)
"Papà ha investito la puzzola proprio in questo punto."
"È stato più avanti."
"Non importa dov'è stato" disse Joe senza voltare la testa. "Un posto vale l'altro quanto si tratta d'investire una puzzola."
"Ho visto due puzzole, ieri sera" disse Nick.
"Dove?"
"Giù, vicino al lago. Cercavano pesci morti lungo la spiaggia."
"Probabilmente erano dei procioni" disse Carl.
"Erano puzzole. Le conoscerò, le puzzole, no?"
"Dovresti" disse Carl. "Ti sei trovato una ragazza indiana."
"Non parlare così, Carl" disse la signora Garner.
"Be', hanno più o meno lo stesso odore."
Joe Garner scoppiò in una risata.
"Smettila di ridere, Joe" disse la signora Garner. "Non voglio che Carl parli così."
"Ti sei trovato una ragazza indiana, Nickie?" chiese Joe.
"No."
"Sì, papà" disse Frank. "Prudence Mitchell è la sua ragazza."
"Non è vero."
"Va a trovarla tutti i giorni."
"Non è vero." Nick, seduto tra i due ragazzi nell'oscurità, si sentiva vuoto, dentro, e felice al tempo stesso, all'idea che lo stuzzicassero su Prudence Mitchell. "Non è la mia ragazza" disse.
"Sentilo" disse Carl. "Io li vedo insieme tutti i giorni."
"Carl non riesce a trovarsi una ragazza" disse sua madre "nemmeno una squaw."
Carl non disse nulla.
"Carl non ci sa fare con le ragazze" disse Frank.
"Taci, tu."
"Hai ragione, Carl" disse Joe Garner. "Le ragazze non hanno mai fatto fare a un uomo molta strada. Guardate vostro padre."
"Sì, questo lo dici tu" disse la signora Garner, stringendosi a Joe mentre il carro sobbalzava. "Be', una volta eri pieno di ragazze."
"Scommetto che papà non si sarebbe mai messo con una squaw."
"Lasciamo stare" disse Joe. "Meglio che tu tenga gli occhi aperti se non vuoi perdere la tua Prudie, Nick."
Foto-di-una-puzzola-su-vanillasnotes

venerdì 20 febbraio 2015

Siamo sicuri che non mi copieranno il romanzo e lo pubblicheranno a nome di un altro?

Lo ammetto questa è stata una delle mie prime preoccupazioni quando, conclusa la mia fatica letteraria, decisi di inviare il manoscritto ad alcuni editori.

Ebbene ho scoperto che questo pericolo rasenta lo zero: potevo starmene bella tranquilla a studiare come si fa a scrivere bene, piuttosto che spaccarmi la testa su come proteggere il mio capolavoro. Sarebbe di sicuro stato molto più utile.
Foto di manoscritto su vanillasnotes

domenica 8 febbraio 2015

Cos'è una cartella?

Dicesi (!) “cartella” l’unità di misura della lunghezza di un testo.

Leggendo i bandi dei concorsi letterari ci si imbatte spesso in questo termine e subito scatta la ricerca su internet per cercare di capire che cosa cavolo si intenda esattamente per cartella.

Il problema è che “esattamente” non è applicabile a questo campo. Di solito per “cartella” si intende un foglio di testo composto da 30 righe per 60 battute ognuna, che corrispondono quindi a 1800 caratteri (deriva dalla vecchia “cartella giornalistica” usata un tempo per pagare i giornalisti a "battuta").
immagine con testate di giornale - vanillasnotes
Ph. credit qui

domenica 1 febbraio 2015

Cinque metodi per costringersi a scrivere ed evitare di trovare scuse per non farlo

Per imparare a scrivere c’è una regola semplice semplice da seguire: scrivere! Bene, quando è ora di mettersi lì a testa bassa a farlo davvero, mi capita di trovare mille scuse per evitarlo.
Devo pulire la casa (questo lo dico spesso, ma non funziona per cui finisco col non fare entrambe le cose: nè scrivere, nè pulire), devo mettere in ordine la scrivania, sono stanca (e poi mi fiondo per delle mezzore intere a girovagare su internet), dovrei (il condizionale è voluto) fare ginnastica, devo preparare la cena (e poi ordino una pizza con consegna a casa) e via discorrendo.
Risultato: scrivo poco, pochissimo. Di conseguenza non imparo a scrivere o lo faccio molto lentamente.
immagine di ragazza che non sa cosa scrivere di vanillasnotes